Date: Mon, 10 Apr 2000 20:03:12 -0400 (EDT) From: Maurizio "Titto" PatrignaniSubject: Titto in America - Chapter 5 Dear friends, dalla terra dove i gatti fanno "meow meow" e i cani fanno "bow-wow" (oppure "woof", a seconda) il vostro inviato vi saluta. (Per la cronaca: le mucche fanno "moo moo", le pecore fanno "ba ba" e i corvi fanno "caw caw"). Siamo arrivati alla quinta letterona, e io personalmente ho superato il quarto mese della mia permanenza nelle lontane Americhe e la fine dell'avventura inesorabilmente si avvicina. Ora a voi "quarto mese" forse non dice niente, ma per un "senior intern" come me il quarto mese ha un significato particolare. Infatti, e' rinomato tra noi emigranti che il quarto mese e' un momento molto delicato, un po' come il settimo anno nella parabola matrimoniale: quello in cui si passa dalla fase ludica alla fase di disillusione, stanchezza e vago sconforto. E gli emigranti hanno ragione. Questo e' il motivo per cui in questa mail compare il malizioso paragrafo 3) "Sei cattiverie sei sugli americani". Indice del Chapter five: 1) Gli americani e l'informatica 2) Quattro misteri americani quattro 3) Sei cattiverie sei sugli americani 1) GLI AMERICANI E L'INFORMATICA ================================ Essendo in qualche modo del ramo, pensavo di essere avvantaggiato per quanto riguarda il mondo dell'informatica, ma questo non si e' rivelato vero. Gli americani giocano con il computer a partire dalla culla e ci sono programmi specializzati che accompagnano la crescita fino ai novantanni. Non e' sorprendente dunque che uno studente medio abbia nella sua stanza un computer di tutto rispetto, connesso direttamente ad una linea telefonica, e acceda ad internet tramite un provider privato e tramite il proprio college, che offre solitamente accesso ad Internet gratuito a tutti gli studenti. Il tutto e' solitamente connesso ad una stampante (laser, ovviamente) che si accende automaticamente alla bisogna (comodo no?). Le mie coinquiline usano il computer anche per scopi vari come: sapere i programmi televisivi della serata; leggere i risultati degli esami; consultare l'orario delle lezioni; trovare tutti i cinema della citta' che proiettano un determinato film; trovare il ferramenta piu' vicino; sapere quale strada occorre fare per andare da un punto all'altro della citta'; comprare un bikini; affittare una camera; fare la spesa (per questo ultimo punto leggi il seguito). Ma per avere un'idea dell'impatto di Internet nella societa' americana e' necessario spengere il computer e accendere la televisione: il cinquanta per cento degli spot pubblicizzano un sito web. E questo succedeva anche durante il SuperBall (la finale del campionato di football americano) quando tutta l'America era inchiodata davanti al televisore e 30 secondi di pubblicita' costavano due miliardi di lire. Quali sono i siti pubblicizzati? Ci sono siti web per tutto, ma soprattutto vengono pubblicizzati i metasiti, siti web che parlano di altri siti web o collezionano informazioni prese da diversi siti web. Ci sono siti per valutare l'affidabilita' dei siti web, siti web per sapere quale assicurazione offre le migliori condizioni al proprio profilo, siti web per scegliere una automobile tra tutti i possibili modelli, siti per investire on line, ecc ecc. Alla televisione ci sono anche lezioni di Internet, in cui una signora suadente ti mostra come si fa a cercare "insalata di tonno". La rete televisiva CNN dedica una parte di ogni telegiornale ad illustrare qualche sito di interesse generale, e termina ogni notizia con l'esortazione a collegarsi al sito opportuno "per saperne di piu'". E chi l'ha detto che per accedere ad Internet bisogna comprare un computer? Il computer e' troppo complicato e spaventa una larga fascia di utenti. Qui ci sono una serie di ditte (la Compaq, per esempio) che ti portano a casa un visore, che si attacca direttamente alla presa telefonica. Nessuna configurazione e' richiesta, basta attaccarlo alla presa e alimentarlo. Sulla cornice del video ci sono tre o quattro tasti: il tasto e-mail, il tasto Internet e non so che altro. C'e' evidentemente la tastiera per scrivere, e il mouse (ma tastiera e mouse non appaiono nella pubblicita', perche' evidentemente spaventano gli utenti naif). Il suo stato normale e' quello di un perenne stand-by, in attesa che l'utente prema uno dei tasti fatidici (perche' l'utente non puo' aspettare ogni volta il boot, e dunque il computer e' sempre acceso). E volete sapere la migliore? E' una cornice che potete regalare alla nonna. Gliela piazzate in camera da letto e la collegate all'immancabile presa telefonica. Ad intervalli regolari la cornice si collega ad un sito dove, fatta salva ogni sicurezza del caso, voi mandate le vostre fotografie digitali. E la nonna si trova le foto nella cornice al mattino (le puo' scegliere e anche far ruotare). Siccome noi non abbiamo la macchina, facciamo spesa on line. Una volta alla settimana io e le donne di casa ci riuniamo intorno ad un computer random di casa e ci colleghiamo a www.homeruns.com per fare i nostri acquisti, che ci vengono prontamente recapitati a casa il giorno seguente nella fascia oraria selezionata. Si puo' comprare di tutto, specificando il peso o anche il numero degli ortaggi (1 melanzana, 2 zucchine,...). Si possono anche fare delle liste, cosi' non sei costretto a specificare ogni volta quello che vuoi, ma e' sufficiente richiamare la tua solita lista e prefezionarla togliendo o aggiungendo qualche cosa. All'ora prevista suona alla porta l'omino di homeruns, trascinando un carrello pieno di scatoloni di plastica giganti. L'omino porta gli scatoloni fino in cucina ti aiuta a vuotarli (li deve riportare via). E' il paradiso dell'informatico: non solo fai la spesa on-line, ma ogni giorno homeruns per consegnare la merce ai suoi clienti deve risolvere un problema NP-completo (si chiama "capacity constrained vehicle routing"). 2) QUATTRO MISTERI AMERICANI QUATTRO ==================================== 2.1) l'uomo con la bombola Gli uffici pubblici, le poste, le banche, ecc. sono i luoghi preferiti dell'uomo con la bombola. Egli conduce davanti a se' un carrellino, contenente una singola bombolona, dalla quale esce un tubicino trasparente che dopo un lungo percorso attraverso elastici e mascherine finisce dentro una sua narice. Non e' dato sapere: i) cosa contenga la bombolona, ii) se l'uomo con la bombola si sia autoprescritto la cura, iii) dove si nascondano le donne con la bombola, iv) come mai nel vecchio continente si ignori questa cura miracolosa. 2.2) la carta igienica a scartamento ridotto Questa si commenta da sola. La domanda e': chi decide la larghezza del rotolo di carta igienica e come mai in Europa il rotolo e' piu' largo? Si tratta di sfrenato lusso europeo o piu' semplicemente di pessimismo scatologico? 2.3) il micro-portafoglio Ho dovuto comprare un nuovo portafoglio. Ho dovuto perche' mi hanno informato che il mio precedente portafoglio era un portafoglio "da signora" e ovviamente cio' non era tollerabile. Gli standard americani prevedono che il portafoglio virile sia il piu' piccolo possibile, e siccome qui anche la patente ha la dimensione di una carta di credito, il portafoglio e' a misura di carta di credito. Invece il nostro portafoglio e' piu' grande possibile, e dunque ha la misura della tasca posterire del pantalone medio. Come mai gli Americani, cosi' sedotti dal dollaro, preferiscano un micro-portafoglio, e gli italiani, peraltro cosi' virili, vadano in giro con un "portafoglio da signora" non si sa. 2.4) l'acqua e il sapone Qualcuno e' in grado di spiegarmi per quale motivo l'acqua americana non toglie il sapone? Una volta che uno si insapona, rimane insaponato per tutta la vita. Gli americani si insaponano da piccoli e poi rinnovano la saponatura ad ogni doccia per puro scrupolo. 3) SEI CATTIVERIE SEI SUGLI AMERICANI ===================================== 3.1) Gli americani sono zingari E' notorio che siano generalmente carenti di buon gusto, e non e' il caso di infierire in questo rispetto. E' spiacevole invece che il progresso tecnologico li abbia lasciati privi di buona creanza. Intendiamoci, ci sono persone brillanti che tengono testa a qualsiasi standard europeo, ma in generale il livello di cortesia quando i rapporti non sono governati dal dollaro scema drammaticamente. Quando rientrano a casa, per esempio, non sentono il bisogno di salutare, e lo stesso dicasi quando escono. Quando mangiano non si aspettano l'un l'altro. Non si aspettano all'ascensore, non si aspettano per andare a pranzo. Insomma, l'americano in generale non e' cortese. La cortesia e' considerata una qualita' aristocratica qui. Se non c'e' necessita' di fare i sofisticati l'americano deroga. Questo si accompagna a cattive abitudini personali, che sembrano derivare piu' da un lassismo educativo che da altro. Un americano seduto (nella metro per esempio) una volta su due posa una scarpa a terra sul fianco e mette la seconda scarpa sopra la prima: una postura che un europeo abbandona in eta' puberale. Se invece gli e' concesso di "mettersi comodo", non e' raro che abbia una gamba intrappolata sotto le chiappe. E' facile incrociare persone che camminano trascinando i piedi per terra (quanti chilometri faranno con un paio di scarpe?). I piedi nudi sono uno standard domestico e non solo. Gli americani si tolgono le scarpe anche a casa d'altri. Se interrogati rispondono che hanno "caldo ai piedi". Ho incontrato una ragazza a piedi nudi (per il resto vestita normale) in una lavanderia a gettoni. Quel giorno c'era pure la neve. Io avevo un paio di scarponi da montanaro. E' possibile incontrare persone in pantofole e vestaglia in un posto pubblico (un locale, un supermercato, una lavanderia). Soprattutto nei weekend, mi pare d'aver capito. La camera di un americano somiglia facilmente al rifugio di un kossovaro. Gli americani sono generalmente rilassati e "easy-going": non mettono a posto le cose, spesso perche' le cose non hanno un posto. Nella stanza di una ragazza si moltiplicano i pupazzetti, le decorazioni, i fermacarte, le statuine, gli adesivi, oggetti di tutte le fogge, che pendono, che rimbalzano, che dondolano, che suonano. Un esercito di stronzatine che non hanno altro ruolo che quello di stare sempre fuori posto, dando vita ad un universo caotico in cui gli esseri umani sono evidentemente di troppo. Si sovrappongono a tutto questo gli effetti personali di una vita trasandata: libri lasciati aperti dappertutto o semplicemente posati a terra, compact disk che hanno perso la mamma-custodia, mamme-custodie in cerca dei legittimi compact disc, lettere aperte e mai archiviate o processate, avanzi di pasti frugali, caramelline (leccate dai gatti), cioccolatini (calpestati dagli umani), biancheria sporca o comunque dismessa o forse appena lavata, in ogni caso perterra, bicchieri che spuntano ovunque come funghi, ognuno con la sua brava Coca-Cola fossile e uno spicchietto di limone mummificato, ecc. ecc. Uno speciale capitolo bisognerebbe dedicare alla mondezza: carte, cartacce, confezioni di cose consumate anni fa, buste di plastica e di carta, penne che hanno smesso di scrivere anni fa, pennarelli drammaticamente privi di cappuccio, rami di pino rimasti dallo scorso natale, fiori in tutti gli stadi di avvizzimento immaginabili, persino cacca di gatto del precambriano. In occasione di eventi di eccezionale rilevanza (visita parenti) gli americani "mettono a posto la stanza": lo scopo e' ridistribuire le cose fino a che non si e' in grado di vedere di nuovo il pavimento (piu' che pulizia si tratta, dunque, di uno scavo archeologico). Quando il pavimento e' visibile la stanza e' considerata in ordine, e l'americano fa un giro rituale della casa saltellando e strillando "I have a floor, I have a floor!" (cioe': "Ho un pavimento, ho un pavimento!"). Le luci, naturalmente, sono sempre accese. Non e' raro che gli americani dormano con qualche luce accesa anche nella camera. Miriam, una delle mie coinquiline, tiene anche le finestre aperte ("perche' fa caldo", dice) e se aggiungete a questo il computer sempre acceso (l'ossessivo ronzio della ventola viene spacciato per "rumore bianco"), una fontanella a circuito chiuso che zampilla perennemente acqua ("rilassante", dice lei), e tre gatte guascone che girano nottetempo intente a distruggere la mobilia, mangare fiori, e torturare gli umani, avete un'idea dell'incubo in cui la poverina si trova perfettamente a suo agio. Per un mese sono rientrato a casa e ho trovato tutte le luci costantemente accese. Poi un giorno le donne di casa sono partite per una settimana di vacanza, io sono rincasato in serata e ho trovato per la prima volta la casa completamente al buio. Ho impiegato mezzora a trovare il primo interruttore camminando a quattro zampe tra le gatte (sempre guascone). 3.2) Gli americani fanno i versacci Una cosa che all'inizio stupisce un po' e' che gli americani (tutti gli americani, anche quelli "raffinati") ridono ad un volume elevatissimo per gli standard europei. In pratica non c'e' limite superiore al volume della risata, e non c'e' nessuna occasione sociale che li inibisca. Solo dopo un po', pero', ci si rende conto che la risata sonora e' solo la punta dell'iceberg: ci sono vocalizzi per TUTTI gli stati d'animo. Diciamoci la verita': noi ridacchiamo solamente. Il massimo del nostro vocalizzo e' il riso intrattenibile, proprio perche' e' intrattenibile. Loro, invece, hanno tutta una gamma di fonemi che comprendono "auch", "aw", "ieeee", "oh no", "no no", "boo", "uuhu" ecc ecc. Non esiste un elenco esaustivo, perche' ognuno ne puo' inventare di nuovi quando vuole (per esempio Al Pacino fa "huuaaaaah"). Lo spettatore, quello televisivo come quello della sala cinematografica, e' tenuto a rispondere, scena per scena, con il vocalizzo che ritiene opportuno. Faccio un esempio: se il cattivo spara al buono tutti i presenti fanno all'unisono "ooooh", e qualcuno esclamera' "that's no good!". In occasione di una battuta rideranno tutti con vocalizzi vari, qualcuno battera' le mani, e qualche ragazza strillera' "iiiiiih". L'impressione generale e' quella di trovarsi in una gabbia di matti, l'unica possibilita' e' tentare di imitarli (ma qui a casa mi hanno scoperto subito). 3.3) Gli americani non hanno pudori Gli americani non si vergognano di cio' che e' "naturale", e nel "naturale" rientra tutto il "corporeo". Per esempio: si soffiano il naso barrendo in sala mensa. Alcuni fanno una sorta di truciolo col fazzoletto, se lo infilano in una narice e lo estraggono. Non si capisce se lo scopo e' estrattivo, tipo carotaggio, o, al contrario quello di compattare gli abissi nasali. Devo chiedere. Quando fanno la pipi' negli urinatoi del bagno, non mancano di liberarsi sonoramente dai gas intestinali. Una cosa che uno avrebbe ritegno a fare su un'isola deserta, loro la fanno in faccia al direttore del personale. Il sillogismo e sempre lo stesso: e' naturale, dunque sono autorizzato. E poi... lo posso dire? Io sono colto da imbarazzo quando qualcuno nell'edificio ha un orgasmo, perche' non hanno alcun ritegno ad emettere guaiti che io mi non vorrei lasciarmi sfuggire su un patibolo, oppure mugulii che neanche Santa Teresa si e' mai concessa nella sua transverberazione (che pure, a giudicare dal nome, dev'essere stata un'esperienza di tutto rispetto). E sono anche un po' preoccupato: resisteranno i muri portanti alle scosse telluriche? Che effetto fara' fare l'amore con una sirena? Se volete togliervi il gusto che fu negato ad Ulisse l'America e' la vostra Mecca: UUUUeeeeEEEEeeeeEEEEeeeee... Insomma nel paese che ha inventato la privacy preparatevi a tollerare un alto livello di "intimacy". 3.4) Gli americani sono venali Questa e' brutta eh? I dollaroni sono al centro dei loro pensierini. E non si tratta di una mia opinione o di un preconcetto: e' una verita' scientifica, un risultato sperimentale. L'esperimento in questione, ripetibile da ognuno, e' molto semplice: tutto quello di cui avete bisogno e' una tavolata di americani e un cronometro. Nel premere il pulsante "start" del cronometro dovete lanciare un argomento random. Per esempio: "buono questo pollo con le noccioline". Quando il cronometro raggiunge il ventesimo secondo prestate l'orecchio all'argomento della discussione: immancabilmente si parla di soldi. Se gli americani parlano di cibo tailandese non possono fare a meno di notare quanto sia economico, poi si sorprendono del fatto che i tailandesi riescano a fare affari vendendo a cosi' poco, quindi cominciano a stimare il numero medio di clienti giornalieri, la percentuale che se ne va per la produzione del cibo, quante sono le persone impiegate nello smercio, ecc. ecc. Perduti dietro i numeri. Se si parla del tempo, sara' facile scivolare nell'argomento riscaldamento. Quanti metri cubi d'aria calda per abitante? E gli spazzaneve con che frequenza passano? E allora quanti sono? Vediamo: quante strade ci sono? 3.5) Gli americani sparano E non mi riferisco al senso metaforico. Questi sparano proprio. Sparano i criminali e sparano i tutori dell'ordine, e le persone normali sono prese tra due fuochi, e non si sa quale sia peggio. Siccome qui tutti possono procurarsi un'arma, il risultato e' che si deve presumere che chiunque possa essere armato. Questo vuol dire che i poliziotti e le persone addette alla sicurezza (un vero esercito di omoni ciccioni che passa il tempo in pasticceria a mangiare ciambelle come bambinoni) ogni volta che incontrano un passante (cioe' "un sospetto") devono ritenere che egli sia armato e dunque pericoloso, e probabilmente anche minaccioso (altrimenti perche' e' armato?). Da qui a sparargli addosso il passo e' brevissimo. E' fresca fresca la notizia dell'assoluzione dei quattro poliziotti che un anno fa hanno crivellato di colpi un tipo che stava beatamente rientrando a casa a New York. I poliziotti erano in borghese e gli hanno intimato di arrendersi. Sembra (non ci sono altri testimoni) che il sospetto non solo non abbia risposto appropriatamente (era straniero), ma abbia osato persino estrarre un portafoglio. I poliziotti non hanno perso tempo e gli hanno sparato contro 41 (quarantuno) colpi di rivoltella, di cui alcuni hanno forato le suole delle scarpe e sono risaliti nelle gambe (il tipo, cioe', era gia' a terra). Tutti assolti. E qualche mese fa a Providence c'e' stato un episodio analogo. Questa volta due poliziotti si sono imbattuti in un collega, e lo hanno freddato prima che questi riuscisse a farsi riconoscere. Assolti pure questi. 3.6) Gli americani muoino molto "E perche' non dovrebbero morire?" direte voi. Pero' qui muoiono piu' di quello che uno si aspetterebbe. Nella societa' americana la morte sembra dietro l'angolo, mentre uno, a seguire i cliche', si aspetterebbe di trovarla confinata nella estrema vecchiaia, segregata dal resto della societa' civile che non vuole sapere ne' vedere. Sara' che l'America non ha mai smesso di fare la guerra a qualcuno e di conseguenza gli americani non hanno mai smesso di morire in guerra. Sara' questa loro ossessione per le armi, per cui ogni cinque minuti qualcuno decide di farne uso quando la conversazione langue. Sara' il fatto che molti stati hanno ancora la pena capitale, per cui la morte rientra tra gli spettacoli educativi. Forse contribuiscono anche le condizioni climatiche estreme, che falciano ogni anno un certo numero di persone. Qui, infatti, non e' necessario andare a scalare le montagne innevate per togliersi la vita, come da noi. Qui la natura matrigna ti viene a cercare a casa, e mentre stai guardando la televisione, in un tranquillo giorno di sole, inesplicabilmente un tornado tocca terra da qualche parte e si dirige verso casa tua ad una velocita' superiore a quella della tua automobile. Dalla poltrona di casa direttamente nella ionosfera. Ogni anno una falcidia. Altro fattore nefasto: a sedici anni gli americani possono portare la macchina. Vi lascio immaginare. Insomma, non so se riesco a comunicarvi bene questa cosa, anche perche' in qualche modo contribuisce il fatto di trovarsi in terra straniera. Alla sensazione di estraneita' si accompagna quella di irrealta', e ad essa il sottile fastidio all'idea di essere esposto al rischio--perquanto minimo--di morire allegramente come un americano. Piano un attimo, non scherziamo, non vale, io non c'entro, io sono straniero, voglio morire a casa mia! Con questa nota malinconica (perche' poi?) finisce il quinto capitolo. Vi saluto tutti e vi rimando alla prossima puntata. Ciao e a presto, Titto